sabato 22 ottobre 2011

Hugo Hernan “El Turco” Maradona

Hugo Maradona

Hugo Hernan Maradona nasce a Lanus (Argentina) il 9 Maggio del 1969. Quando ha solo un anno, suo fratello Diego, di nove anni più grande, entra a far parte delle Cebollitas (le cipolline), il settore giovanile dell’Argentinos Jrs e dopo neanche un anno tutta l’Argentina parla lui e del suo incredibile talento, incanta le folle palleggiando nell’intervallo delle partite e viene invitato anche in numerose trasmissioni televisive.

cebollitas maradona_cebollitas

 

 

Il giovane Diego dichiara le sue ambizioni.

Una volta appurato che il talento di Diego è un qualcosa di puro, di cristallino, di unico tutti iniziano a nutrire grandi aspettative anche sul piccolo Hugo, che fin da piccolo è costretto a fare i conti con l’ingombrante figura del fratello maggiore.

argentinos_juniors_campeon

Neanche sedicenne entra a far parte delle giovanili dell’Argentinos Jrs e poco dopo partecipa anche al mondiale U16, dove nella partita contro il Congo si mette in luce realizzando una doppietta e prendendo un clamoroso incrocio dei pali con una magistrale punizione; a questo punto i paragoni con il fratello, arrivato a Napoli da una stagione, si sprecano e lo stesso Diego dichiara: ”Diventerà più forte di me.”

Hugo con la nazionale Under 16

Nella stessa estate, quella del 1985, mentre i Duran Duran spopolano con il singolo A View to a Kill…

 

Il brano in testa alle classifiche nell’estate del 1985.

il “fratellone” lo porta per la prima volta in Italia per fargli disputare un’amichevole di beneficenza in quel di Bergamo dove Hugo è artefice di qualche buona giocata e Diego continua a fargli una gran pubblicità.

Ancora un anno con le giovanili dell’Argentinos e poi, all’inizio della stagione 86/87, per Hugo si aprono le porte della prima squadra con la quale collezionerà 19 presenze, in un campionato che si rivelerà più difficile del previsto per i Bichos Colorados (insetti colorati). Infatti chiuderanno la stagione al diciassettesimo posto, ad un solo punto dalla zona retrocessione e con solo 5 vittorie all’attivo.

Diego, Hugo e Lalo MaradonaLa Famiglia Maradona in Vacanza

Intanto il fratello Diego diventato, dopo la conquista del Mondiale e del primo storico scudetto partenopeo, l’idolo incontrastato di Napoli, inizia a fare pressione sulla società, affinché porti il suo fratellino a giocare in Italia arrivando addirittura a minacciare una sua partenza da Napoli se ciò non dovesse accadere.

 

La finalissima di Mexico ‘86 commentata da Bruno Pizzul.

 

10 Maggio 1987. Una data storica per i tifosi napoletani.

Ferlaino si attiva immediatamente e porta El Turco, così è soprannominato Hugo, all’ombra del Vesuvio per la bellezza di 400 milioni. L’accordo raggiunto con Diego è quello di mandare il piccolo Hugo a far esperienza in prestito, vengono interpellati il Pisa di Romeo Anconetani e il Pescara di Mr. Galeone, ma entrambe le società rifiutano, perché non completamente convinte delle reali potenzialità del giocatore; mentre l’Ascoli di Costantino Rozzi, ingolosito dal possibile ritorno mediatico dell’operazione, accetta.

galeoneCostantino RozziRomeo Anconetani

I bianconeri, reduci da un buon dodicesimo posto in campionato e dalla vittoria in Mitropa Cup maturata a spese del Bohemians Praga, hanno appena ingaggiato Ilario Castagner, allenatore originario di Vittorio Veneto, fermo da due anni dopo le esperienze con Milan e Inter.

MITROPA CUP

 

Castagner           

La squadra parte alla volta del ritiro di Norcia e Hugo va immediatamente a segno nella prima amichevole disputata contro la squadra locale e, probabilmente galvanizzato da questo, si sbilancia in dichiarazioni alquanto pretenziose e pericolose:

Hugo maradona Ascoli

"Voglio diventare un protagonista del vostro calcio e rispondere sul campo al
veleno di tante chiacchiere. Pescara e Pisa non mi hanno voluto? Hanno detto che
ero la controfigura di Diego? Se ne pentiranno amaramente..."

"Io ho la mia ben precisa personalità e quando decido di giocare gioco alla
Huguito ,insomma mi guardo bene di fare la cattiva imitazione di Diego. Sono "El
Turco","El Turquito", e col pallone so fare tutto, anche l'amore se voglio, capito?”

Chi sono? Un centrocampista puro, un vero trascinatore. Mi sono buttato
anima e corpo in questa terribile cura del signor Castagner perché la maglia
numero 10 la pretendo subito, sin dalla prima partita in Coppa Italia...."

"Mi piace la maglia bianconera però è mille volte meglio titolare nella
squadra di Castagner che in panchina in quella di Marchesi. Ma alla fine di
questo campionato, giuro che busseranno alla mia porta..."

"Guardi queste gambe. Sono di acciaio. Quando le agito sono due pale che
nessuno può fermare. Si ricorda il gol di Maradona contro gli inglesi? Beh se
voglio, a me la palla non la toglie nessuno. Io so conquistarla e difenderla coi
denti..."

"Chissà se in partita sarà Casagrande o Huguito a tirare i rigori. Non ne
sbagliamo mai uno. Un'altra mia specialità sono le punizioni a effetto, sì,
alla Maradona. Buon sangue non mente..."

" Io non sono un giocoliere, non sono un clown! Io sono altruista, io sono un
calciatore ultramoderno. Trascino i compagni, rifinisco, segno."

A questo punto Castagner inorridito da cotanta spocchia, e consapevole del fatto che certe dichiarazioni potrebbero “bruciare” anche il migliore dei talenti, cerca di fare il pompiere e dichiara:

Hugo, possiede un ottimo controllo di palla che gli permette dribbling stretti e rapidi, sa servire i compagni con passaggi millimetrici e smarcanti. Ma bisogna pensare a lui in prospettiva futura!”

Ma ormai il campionato è alle porte e Hugo potrà dimostrare tutto il suo valore e la sua “ultramodernità” calcistica sul campo.

Alla prima di campionato al Del Duca arriva la Roma di Nils Liedholm; i bianconeri passano in vantaggio con Scarafoni al 30’, mandando in tripudio i suoi tifosi, ma al ’74 Boniek pareggia su rigore, per quello che sarà il definitivo 1 a 1. In campo c’era anche Hugo, per di più con la tanto agognata maglia numero 10, ma quasi nessuno se ne è accorto; infatti, El Turco, si è reso protagonista di una prova abulica ed incolore…ma alla “prima” l’emozione può giocare brutti scherzi.

 

Ascoli–Roma 1-1. La Sintesi

Il turno successivo vede i due fratelli Maradona confrontarsi al San Paolo, in quello che potrebbe essere uno scontro storico per gli annali del calcio. Huguito entra nel secondo tempo dopo che il fratellone ha già messo lo zampino in entrambe le reti partenopee e anche se la sua voglia di fare bene è molta, alla fine non combina niente di determinante e l’Ascoli, sconfitto per 2 a 1, è costretto a tornare a casa a mani vuote.

Hugo e diego maradona

 

Napoli–Ascoli 2-1

La terza giornata vede l’Ascoli protagonista di una superba prestazione che lo porta a vincere per 3 a 0 sul Torino, con Hugo protagonista del passaggio filtrante che consente a Carannante di involarsi verso la porta avversaria e di realizzare la terza rete.

 

Ascoli–Torino 3-0

Questo assist, invece di essere il punto di partenza dell’irresistibile ascesa del piccolo Maradona, risulterà essere il punto di arrivo di un amore mai nato fra lui e il calcio italiano. Infatti malgrado sia dotato di un buon destro, non è per niente disposto al sacrificio, si rende poco partecipe al gioco e non rincorre mai gli avversari e l’Ascoli, che deve lottare per la salvezza, non può certo permettersi di tenere in campo uno così.

Hugo maradona contro il PisaP3290025

Per raggiungere la salvezza non occorre fare l’amore con il pallone, bensì lottare con le unghie e con i denti ogni minuto di ogni partita!

Finisce con l’indossare sempre più frequentemente la maglia numero 16 e a lui vengono riservati solo alcuni spezzoni di partita e in alcuni casi è costretto anche a subire l’onta di essere la sostituzione eseguita per perdere tempo.

L’Ascoli prosegue la sua corsa verso la salvezza ed è emblematico il fatto che venga praticamente raggiunta grazie alle reti di due centrocampisti “operai” come Carannante e Carillo (ascolano DOC), protagonisti del 2 a 0 che consente ai marchigiani di battere e di sorpassare definitivamente l’Avellino.

Antonio CarannanteGiuseppe Carillo

L’Ascoli chiuderà a pari merito con Pisa e Pescara a 24 punti, uno in più dell’ultima retrocessa, l’Avellino.

Classifica Serie A 1987 88

Il bilancio di fine stagione vede entrambi i fratelli Maradona delusi; Diego si è visto sfilare lo scudetto dalle mani dal Milan di Sacchi nello scontro diretto perso al San Paolo per 3 a 2, ma tuttavia la sua è stata ancora una volta una stagione al di sopra delle righe e se non altro può vantarsi del titolo di Capocannoniere conquistato grazie alle sue 15 realizzazioni. Mentre per Hugo la sua prima stagione italiana è stata un vero disastro, partito proclamandosi un calciatore ultra moderno, dalle gambe d’acciaio, in grado di trascinare i suoi compagni, ha finito col passare le sue partite in panchina nell’anonimato più totale e la curiosità creatasi fra i mass media al momento del suo arrivo e via via scemata per lasciar spazio ad argomenti più concreti e rilevanti.

 

Il Milan espugna Napoli e supera i partenopei in classifica.

 

Il Milan espugna Napoli e supera i partenopei in classifica.

 

Malgrado lo scudetto sfumato per un pelo, Diego conquista il titolo di Capocannoniere con 15 reti.

Di conseguenza, nessuno bussa alla sua porta, a Pisa e Pescara nessuno si sta strappando i capelli per non averlo preso e, la sua indisponenza, la sua mancanza di voglia di mettersi a disposizione gli hanno fatto “bruciare” l’intera piazza italiana, nel campionato più bello del mondo non c'è più spazio per lui ed il Napoli è costretto a rivolgersi all’estero per piazzarlo nuovamente in prestito.

Dopo un lungo pellegrinare e molte porte chiuse in faccia, finalmente Hugo trova una nuova squadra pronta a credere in lui e a 19 anni è già pronto a ricominciare...in Spagna...dalla Seconda Divisione...col Rayo Vallecano.

Rayo-Vallecano Logo

Mr. Felix Sierra gli dà fiducia fin dall'inizio e alla prima di campionato schiera Hugo titolare; nella giornata successiva Hugo ripaga la fiducia andando in rete dopo soli 5 minuti sul campo del Mollerussa, nella partita che si concluderà 2 a 2 e alla terza giornata sigla, al 91', la rete che consente al Rayo di pareggiare con il Sestao. Anche se la sua disponibilità al sacrificio e sempre tendente a zero, l'inizio di Hugo è più convincente e il Rayo, squadra ben strutturata, sembra non soffrire troppo l'ultramodernità del nuovo astro nascente.

Nella prima parte della stagione, il cammino del Rayo è alquanto incerto e i risultati sono altalenanti; nella seconda parte, la squadra trova la sua quadratura, Botella e Soto iniziano a segnare a ripetizione e il Rayo arriva fulmineamente in vetta alla classifica, dove vi rimane per sette giornate.

 

Las Palmas–Rayo Vallecano 0-6. I Gol

A superare i biancorossi di Madrid è il Castellon, ma a fine stagione arriverà comunque la tanto bramata promozione in Prima Divisione. Il Rayo ha chiuso il campionato al secondo posto con 49 punti e con il miglior attacco (61 reti), alcune delle quali realizzate grazie agli assist di Huguito che, autore anche di 6 reti, si è meritato la riconferma per la stagione successiva.

All'avvio della stagione '89/90, il Rayo si rende immediatamente conto che la Primera Division è ben altra cosa, infatti vengono battuti per 3 a 0 dal Zaragoza alla prima di campionato e rimediano un clamoroso 7 a 1 dagli azulgrana del Barcellona: mantenere la categoria non sarà un gioco da ragazzi.

Alla fine del girone di andata, il Rayo si trova all'ultimo posto con solo 11 punti conquistati in 19 partite; la società prova a dare una scossa all'ambiente cambiando la guida tecnica e al posto di Mr. Sierra arriva Emilio Roldan, ma la mossa strategica non sortisce praticamente nessun effetto e a fine stagione il Rayo Vallecano retrocede nuovamente in Segunda, con un desolante ultimo posto e ben 75 reti incassate in 38 incontri.

Hugo ha giocato praticamente per tutta la stagione, ma gli accenni di crescita evidenziati nella scorsa stagione non sono stati confermati e il Rayo decide di poter fare a meno delle sue prestazioni e non essendo più di proprietà del Napoli dovrà trovarsi una nuova squadra da solo, senza avere le spalle coperte dal fratellone.

Logo Rapid Vienna

Alla fine riesce ad accordarsi con i biancoverdi del Rapid Vienna, ma le difficoltà di ambientamento e il rigido e precoce inverno austriaco gli fanno cambiare immediatamente idea e dopo solo tre partite disputate nella Bundes austriaca rescinde il contratto e decide di andare a rifocillarsi ai margini della foresta pluviale, per la precisione a Caracas, con il club della comunità italiana, il Deportivo Italia.

Deportivo_Italia-logo-

A fine stagione, El Turco, decide di cambiare nuovamente e si trasferisce vicino casa e disputa la stagione 1991/92 nel campionato uruguaiano, con i giallorossi del Progreso de Montevideo, ma anche in questa nazione, dove il calcio è principalmente a base di “garra”, non riscuote molto successo e a fine campionato si trova nuovamente con le valige in mano in cerca di nuovi lidi.

Progreso de Montevideo Logo

Si aprono per lui, a soli 23 anni, le porte del campionato giapponese, palcoscenico che di solito viene calcato da vecchie glorie a fine carriera in cerca di qualche guadagno extra. Al suo arrivo in terra nipponica viene accolto come un eroe, come un grande campione...come quello che lui non è!

La prima stagione la gioca con il PJM Futures, quindi nella stagione successiva si trasferisce ai Fukuoka Blux, che festeggiano la promozione in J League con l'acquisto di un nome di sicuro impatto mediatico. Rimane con gli azzurri di Fukuoka per due stagioni dove sembra aver finalmente trovato il calcio adatto per un calciatore ultramoderno come è lui; infatti è andato in gol per ben 33 volte in due stagioni, diventando finalmente un elemento determinante del campionato.

fukuoka_blux Logo

Ma a fine stagione cresce in lui la voglia di conquistare un'altra piazza e un altro popolo e si trasferisce in Canada, al Toronto Italia, squadra che ha appena conquistato il titolo nazionale.

toronto italia soccer

I risultati della scorsa stagione non vengono confermati e a fine stagione è il St. Catharines Wolves ad aggiudicarsi il titolo, dopo aver battuto in finale i Toronto Jets; “maradonino” deluso e fortemente turbato dai rigidi inverni canadesi, decide di abbandonare la conquista del popolo canadese e di tornare dove lo amano già...in Giappone.

Consadole sapporo

Si accasa ai rossoneri del Consadole di Sapporo con i quali disputa un'altra stagione in J-League, alla fine della quale decide che a 28 anni ha ormai già dato e dimostrato tutto e si ritira dal calcio giocato.

Argentina, Italia, Spagna, Venezuela, Uruguay, Giappone e Canada, sono state le nazioni a dare una possibilità al talento del piccolo Huguito; talento mai emerso definitivamente, talento che ha sempre dovuto fare i conti con l'ingombrante fratellone, talento oppresso costantemente dalla sua poca voglia.

Poco dopo, un giornalista argentino riassume così le differenze fra i due Maradona:"La differenza tra Diego e Hugo? Uno calcia di sinistro e l’altro di destro, uno a sedici anni andava all’allenamento con le scarpe rotte, l’altro ci andava a bordo di una Mercedes".

Sette anni più tardi, quando tutti pensavano che avesse capito che il calcio non è cosa per lui, El Turco decide di rimettersi in gioco e stavolta come allenatore del Puerto Rico Islanders, squadra gestita da uomini d'affari portoricani che milita nella United Soccer League, in quanto la sua sede si trova a Houston, nel Texas.

Puerto rico islanders

Questa nuova esperienza durerà soltanto un anno e visto che di essa non rimane praticamente nessuna traccia è facile immaginare quali siano stati gli esiti...

Quindi El Turquito decide che anche come allenatore ha detto tutto e decide di lasciare finalmente in santa pace gli Dei del Calcio...

...almeno per ora...

 

 

mercoledì 26 gennaio 2011

José Batlle Perdomo Teixeira


Perdomo Panini

                                                                 
Dopo quattro tentativi falliti, il Genoa, per tornare nella massima categoria, decide di affidarsi ad un allenatore emergente che ha fatto miracoli a Messina, il “Professore” Franco Scoglio…in due anni ha portato i siculi dalla C1 a sfiorare la Serie A.

scoglio_sfondo

Il Professore, laureato in Pedagogia, è un allenatore con le idee chiare e molto deciso, cura la tattica del suo “Rombo” in modo quasi maniacale e pretende di essere ascoltato con molta attenzione dai suoi giocatori perché:”ormai c'è l'abitudine di fare troppi discorsi “ad minchiam”.

scoglio esultanza
Sei vittorie nelle prime nove partite fanno subito presagire che potrebbe essere veramente l'anno buono, ma il Professore non ha un presagio...ne è certo e dichiara che porterà il Genoa in Serie A con 50 punti.

Il resto della stagione 88/89 è per i Grifoni una cavalcata trionfale, caratterizzata da un'organizzazione di gioco quasi perfetta e da una difesa praticamente insuperabile, guidata dall'ottimo Gianluca Signorini.

Gianluca signorini

Il campionato si conclude il 18 Giugno e l'armata del Professore in cui, oltre a Signorini, spiccano anche Eranio, Ruotolo, Nappi e Fontolan, legittima il primo posto andando a vincere per 1 a 0 sul difficile campo di Barletta; in 38 partite hanno incassato soltanto 13 reti, praticamente un gol ogni 3 partite e chiudono a pari merito con il Bari a 51 punti, uno in più della “profezia” di Scoglio.


 Scoglio ripartisce i meriti della promozione.



Finalmente, dopo cinque anni il Genoa torna in Serie A e dovrà competere con l'Inter dei record, il Milan “olandese” di Sacchi, il Napoli di Maradona e soprattutto con la Samp di Vialli e Mancini...servono rinforzi e il Professore decide di mettersi personalmente, a girare per mezzo mondo, alla ricerca di nuovi talenti per il suo “giocattolo”.


Visiona buona parte dell'Europa e del Sudamerica e alla fine del suo lungo giro, sul suo taccuino, ci sono tre nomi che spiccano più degli altri e sono: Rubén Paz, centrocampista del Racing de Avallaneda, Carlos Alberto “Pato” Aguilera, attaccante del Penarol e un altro centrocampista, anch'esso militante nel Penarol...José Batlle Perdomo Teixeira.


Perdomo, nasce a Salto (Uruguay) il 5 Luglio del 1965. La sua è una vera e propria vita da mediano, infatti dagli esperti sudamericani viene definito come volante central, ovvero colui che ha il compito di distruggere il gioco avversario e reimpostare dalle retrovie. Muove i suoi primi passi da calciatore nella piccola squadra locale di Salto, ma ben presto viene notato dagli osservatori del Penarol e si trasferisce a Montevideo.

Penarol-logo
Il Penarol, squadra del celebre Schiaffino, è reduce da una stagione memorabile, infatti in un solo anno ha vinto Campionato, Coppa Libertadores e Coppa Intercontinentale, quest'ultima alle spese dell’ Aston Villa  battuto per 2 a 0 nell'assordante finale di Tokio; Montevideo è in delirio per i gialloneri e la situazione è perfetta per lanciare qualche nuovo talento, così il giovane José viene trasferito in prima squadra e “inizia a recuperar palloni”.

 La Finale di Tokio del ‘82 che vide trionfare i Gialloneri di Montevideo.

Per due anni, Perdomo e i suoi compagni, non riescono ad alzare nessun trofeo, infatti i campionati successivi vengono vinti dal Nacional e dal Central Espanol; ma poi finalmente, nel 1985, arriva lo scudetto e per José si apre un periodo straordinario; i Gialloneri vincono lo scudetto anche l'anno successivo e nel 1987, più precisamente il 31 Ottobre, a Santiago del Cile, battono per 1 a 0, ai tempi supplementari, i colombiani dell'America de Cali e possono alzare al cielo la Coppa Libertadores.

 A Santiago, Perdomo e compagni, conquistano la Libertadores.

La sequela di vittorie e il “lavoro sui polmoni” svolto da Perdomo incuriosiscono anche il neo Commissario Tecnico della “Celeste” ( la nazionale uruguaiana), Oscar Washington Tabarez, che convoca José per le qualificazioni ai mondiali di Italia 90; ma, il momento straordinario di Perdomo non finisce qui, infatti, come già detto in precedenza, anche Scoglio lo ha notato e lo reputa come l'uomo ideale per fare il vertice basso del suo rombo e per José si aprono le porte del calcio che conta...quello europeo.

oscar_tabarez

Arriva a Genova nell'estate del 1989, insieme agli altri due uruguaiani, Ruben Paz e Pato Aguilera, inoltre i Rossoblù arricchiscono la rosa assicurandosi le prestazioni di Alberto Urban proveniente dal Cosenza, del portiere Simone Braglia in arrivo dal Monza, dell'esperto Fulvio Collovati dalla Roma e del centrocampista Valeriano Fiorin proveniente dal Parma e mentre in tutta l'Italia ascolta Bennato, il Genoa, guidato dal suo “Professore” affila le armi, con l'obiettivo di mantenere la categoria.




La partenza dei liguri è più che buona, infatti raccoglie 8 punti nelle prime 8 giornate (ben oltre la media salvezza nei campionati a 2 punti per vittoria), vince ben 3 scontri diretti (1 a 0 con il Lecce in casa e due belle vittorie esterne sui campi di Cremona e Udine) e pareggia al Marassi con una delle pretendenti al campionato, il Milan di Sacchi.


In tutto questo, Perdomo non c'entra niente, perché le sue prestazioni sono a dir poco raccapriccianti, non combina quasi niente e quando lo fa, son disastri!
In campo è di una lentezza inaudita, il suo famigerato destro latita, il suo estro non da alcun segno di vita e colleziona cartellini a non finire, a causa dei suoi eccessi di “garra” e di nervosismo.
Al Professore vengono chieste spiegazioni e lui difende José a spada tratta dicendo che, anche se è lento di gamba è molto svelto di testa e i suoi sono solo dei normali problemi di ambientamento, una volta superati quelli, tutti si renderanno conto che in quel ruolo, Perdomo è uno dei migliori al mondo.


In effetti, quando Perdomo lascia Genova per disputare le qualificazioni mondiali con la Celeste, le parole di Scoglio sembrano acquistare un senso, ma ogni volta che torna, lo perdono di nuovo; il calcio italiano pare che vada veramente troppo veloce per le sue gambe...e anche per la sua testa.
                Perdomo è il quarto, in piedi, da sinistra.
Uruguay 89

Ma ora c'è un problema in più, a differenza dell'inizio di stagione, i risultati non arrivano e la squadra inizia a navigare in acque molto pericolose.
Si chiude il girone di andata e i Rossoblù sono soltanto ad un punto dal quart'ultimo posto e non vincono da più di due mesi; a questo punto, i tifosi iniziano a spazientirsi e il bersaglio principale delle loro critiche non poteva non essere il “nostro” José. A rincarare la dose ci si mette anche il buon Vujadin Boskov che, in una intervista pre-derby dichiara:”...se sciolgo mio cane in giardino, gioca meglio che Perdomo!”.

BOSKOV

Arriva il derby e il Genoa, rinfrancato dai buoni risultati dell'inizio del girone di ritorno, è convinto di poter vendicare la sconfitta dell'andata...l'ambiente è carico! E anche Perdomo lo è, carico e deciso a smentire il Vuja e a far ricredere i suoi tifosi, lo è tal punto che dopo soli 30 secondi si prende l'ennesimo cartellino giallo per l'ennesimo fallaccio e quello non può essere che l'inizio dell'ennesima prestazione sconfusionata e catastrofica dell'uruguaiano, alla fine i Grifoni riescono ,comunque, ad ottenere un buon punto che, anche se non vendica l'andata, serve come il pane per la causa salvezza.
 Il Derby di andata vede vittoriosi i blucerchiati.

Il Derby di ritorno finisce in parità.

Il campionato prosegue e il Genoa non riesce mai a mettersi a distanza di sicurezza dal quart'ultimo posto e come se non bastassero le pessime prestazioni di Perdomo, che Scoglio continua cocciutamente a schierare e la classifica traballante, sul Genoa si abbatte un'altra tegola, infatti “Pato” Aguilera viene arrestato, per possesso di stupefacenti e incitamento alla prostituzione, all'inizio della settimana che porta all'ultima di campionato, dove i “Grifoni” dovranno affrontare il già retrocesso Ascoli, in una partita in cui la vittoria è d'obbligo.
Aguilera viene rilasciato il giorno prima della partita e sarà fondamentale nella vittoria per 2 a 0 che consegna la salvezza ai Rossoblù, mentre Perdomo anche in quest'ultima partita non perde l'occasione di fornire l'ennesima prestazione scialba e irritante.
Malgrado il suo pessimo campionato Tabarez decide di portare Perdomo a Italia 90, ma sarà un avventura abbastanza breve, infatti dopo aver passato il girone come miglior terza, gli uruguaiani, vengono eliminati agli ottavi da un gol di Schillaci e da uno di Serena e anche in questo caso, Perdomo non si fa certo notare per la qualità delle sue giocate.

 La Celeste viene eliminata dagli Azzurri.

Il Mondiale termina con la vittoria della Germania e Tabarez viene esonerato, di conseguenza, Perdomo perde il posto in nazionale; nel frattempo anche il Genoa decide di cambiare guida tecnica, mettendosi nelle mani dell'esperto Osvaldo Bagnoli e in questo caso, Perdomo, non solo perde il posto di titolare ma viene anche ceduto il più velocemente possibile fra il tripudio e il giubilo dei tifosi.
Migra in Inghilterra e più precisamente al Coventry City, ma anche qui non combina niente di buono, infatti, dopo solo 6 mesi in cui ha a malapena racimolato 4 presenze, viene messo alla porta.

Coventry city_logo
Viene tesserato, nel Gennaio del '90, dal Betis di Siviglia di Julio Cardenosa, colleziona 6 presenze e una rete e viene confermato; ma l'anno successivo non mette mai piede in campo, di conseguenza a fine stagione decide di tornare in Sudamerica.

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Si accorda con gli argentini del Gimnasia La Plata, ma da qui in poi le sue tracce iniziano a perdersi , le sue apparizioni in campo sono sempre più sporadiche e di qualità....beh, lasciamo perdere; a fine stagione, probabilmente affranto dai continui e ripetuti fallimenti e a soli 27 anni, decide di dare l'addio al calcio giocato.

gimnasia la plata logo
Dopo un anno di stop, l'allenatore del Penarol Gregorio Perez, lo convince a tornare nella squadra che lo ha lanciato, ma non c'è niente da fare, malgrado il Penarol vinca il campionato uruguaiano, José rimane per tutto l'anno ai margini della squadra, senza mai dar cenni di “risveglio”, aggiungendo così un'altra inutile appendice alla sua agonizzante carriera degli ultimi anni; a fine stagione arriva il nuovo, inevitabile e stavolta definitivo addio al calcio.


José, si prende un lungo periodo di riflessione e dopo sei anni, nel 2000, decide di lanciarsi nuovamente nella mischia, ma stavolta in veste di allenatore; la prima società a dargli fiducia è il Villa Espanola, club di Montevideo, che è appena tornato in prima divisione.

villa_espanola logo

Perdomo, a soli 35 anni, guida coraggiosamente la sua squadra, ma la rotta è decisamente sbagliata e il Villa Espanola, dopo un solo anno di paradiso, è costretto a tornare immediatamente nel purgatorio della seconda divisione.

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L'esonero è pressoché fulmineo e José, opta per l'ennesima pausa riflessiva; un anno di riposo e poi via, pronto per una nuova avventura, si accasa al Tacuarembò, squadra di livello minore del panorama uruguaiano, ma anche in questo caso l'avventura è sia breve che tragica e di fronte a quest'ennesima “frittata”, Perdomo, si allontana definitivamente dal mondo del calcio...e forse, questa è la decisione più saggia che abbia mai preso in vita sua.

I Madama Pautasso gli hanno addirittura dedicato una canzone.



CURRICULUM VITAE
José Battle Perdomo Teixeira
Nato a Salto (Uruguay)
il 5 Luglio del 1965
182 cm – 78 Kg

…da giocatore…
1983-1989 Penarol-logo PENAROL ?
1989/90 Genoa Logo GENOA 25(0)
1990 Coventry city_logo COVENTRY CITY 4(0)
1990/91 Betis_Sevilla_logo_svg BETIS SEVILLA 6(1)
1991/92 gimnasia la plata logo GIMNASIA LA PLATA ?
1994 Penarol-logo PENAROL ?

…in nazionale…
1987-1990 uruguay_flag URUGUAY 27(2)

…da allenatore…
2000 villa_espanola logo VILLA ESPANOLA
2002 uruguay_tacuarembo logo TUCUAREMBO