sabato 25 settembre 2010

A Proposito di…Jorge (Quattro chiacchere con Cataldo Graci)


Per il primo compleanno di Strani Stranieri una grande sorpresa per tutti i lettori...
...abbiamo una testimonianza diretta!!!
Infatti, abbiamo l'onore di poter intervistare il Dott. Cataldo Graci, che ringrazio moltissimo fin da ora, Responsabile Sanitario dell'AC Pisa 1909 adesso e, per quel che più interessa a noi, anche ai tempi del Pisa di Romeo Anconetani e in particolare quando Jorge Washington Caraballo calcava...si fa per dire...i campi della Serie A.

Cataldo GraciJorge Caraballo
    

Allora, Cataldo Graci, Responsabile Sanitario del Ac Pisa 1909, nonché grandissimo tifoso dei Rossocrociati.
-Da 30 anni ti trovi nel mondo del calcio, qual'è la differenza più netta, più rilevante, che noti nel calcio fra i tempi di Caraballo e adesso?
“Il calcio riflette molto la società in cui viviamo e quindi molte sono le cose cambiate in questi anni: valori, interessi, specie con l'avvento del potere economico-televisivo, la gestione della sicurezza e l'ingerenza politica, anche se a Pisa, piccola città di provincia, in cui il calcio ha sempre rappresentato momento di aggregazione particolare, queste differenze le ho notato meno.”
 croce_pisana
-In quegli anni il Pisa era guidato dal Presidentissimo Romeo Anconetani, qual'è la prima cosa che ti viene in mente se pensi a lui?
“Se penso a Romeo, la prima cosa che mi viene in mente, è che mi manca e come si sarebbe comportato proprio in ragione di questi cambiamenti.”

Romeo Anconetani


-Ma veniamo a noi, nell'estate del 1982 il Pisa, guidato da Luis Vinicio, si trovava in Serie A e nel ritiro di Volterra giunse un giovane uruguayano, che rispondeva al nome di Jorge Washington Larrosa Caraballo detto “El Caballero”, qual'è il primo ricordo che hai di lui?...e che impressione ti fece?
“Ricordo che quando arrivò era molto giovane e notevolmente introverso, in più, era già sposato e faceva una vita molto isolata...sempre insieme alla moglie!”

Luis Vinicio

-Ma era davvero così scarso o le sue difficoltà erano dovute da problemi ambientamento e di lingua?
“Al contrario di quello che molti pensano, Jorge era un buon giocatore, tecnicamente molto valido e fisicamente dotato. Il problema fondamentale era, come già detto, il suo carattere chiuso e soprattutto era molto...ma dico molto...lento.”
Pisa_SC-logo -Quell'anno, il Pisa, raggiunse quello che è ancora tutt'oggi il suo miglior piazzamento nei campionati a girone unico, undicesimo posto, ma questo non certo grazie alle prestazioni di Caraballo che, anzi, ben presto finì ai margini della squadra......cari lettori...è giunto il momento di svelare la prima leggenda metropolitana!!! E' vero che faceva la panca anche nella Primavera?
“Sì, ben presto si trovò ai margini della squadra in quanto rimaneva avulso dal gioco e non assimilava le direttive di Vinicio che voleva giocatori molto dinamici. Ora, che facesse la panca in primavera proprio non lo ricordo!”


Romeo in Curva

Ahimè, la prima leggenda non può ancora essere svelata!!!
-Ma puoi raccontarci, da dietro le quinte del calcio, un aneddoto particolare o qualcosa di curioso riguardo al nostro “fenomeno”? Perché dalla “platea” lo abbiamo visto poco e male, insomma vorremmo sapere qualcosa di più su di lui...
“Debbo dire che, anche se molto introverso, era un bravo ragazzo e cercavamo tutti di aiutarlo, ma alla fine siamo stati presi dallo sconforto perché lui non riusciva, o non si sforzava di capire, cosa il Mister gli chiedeva di fare e poi, chiaramente, arrivando da un paese molto diverso dal nostro aveva abitudini per noi "inconsuete", sia nell’alimentazione che nei modi di vita, ad esempio, allevava conigli nella vasca da bagno di casa!”
Fantastico!!!...semplicemente fantastico!!!...ma adesso sveliamo la seconda leggenda......pronti???
-Caraballo è stato uno di quei calciatori che, come già detto, ha lasciato dietro di sé delle leggende metropolitane, si dice di lui che vendesse i gelati all'Arena Garibaldi o che facesse il tassista a Pisa.
Sei in grado di poter smentire a tutti gli effetti queste leggende metropolitane? Puoi affermare con certezza che a fine anno se ne tornò in Uruguay?
“A Pisa, tutti lo sfottevano e quindi non è stato più possibile gestire la cosa e lui, ad un certo punto, è partito improvvisamente per Montevideo ed è tornato a casa.
Ma la vera leggenda non è Caraballo, ma come Romeo è riuscito a organizzare la sua vendita, ma questa è un'altra fantastica storia...”
E con questa sibillina chiusura, che speriamo quanto prima di poter svelare, salutiamo Doc Graci al quale faccio un grandissimo ringraziamento da parte mia e di tutti i nostri lettori, un in bocca al lupo per la stagione e SEMPREFORZAPISA!!! Di nuovo GRAZIE!!! Per la disponibilità, per il tempo concessoci e per la fantastica foto pubblicata qua sotto…una delle pochissime e rarissime che ritrae Caraballo (…il secondo giocatore da sx…) con la squadra.

Pisa 82 83 bis
In piedi: Romeo, Vinicio, Secondini, Caraballo, Garuti, Todesco, Mariani,Ugolotti, Massimi, Buso, Graci, Adolfo.
Accosciati: Nigiotti, Gozzoli, Sorbi, Occhipinti, Riva, Birigozzi, Berggreen, Ciardelli, Giannini, Mariani, Meciani.

martedì 10 agosto 2010

Premio Caraballo 2010

Premio Caraballo 2010
E' finalmente giunto il momento di scegliere fra gli Stranistranieri di quest'anno il “fortunato” che si aggiudicherà il Premio Caraballo per il 2010. Dopo aver preso visione di tutte le peggiori nefandezze di quest'anno calcistico la scelta non poteva che cadere su...

Felipe Melo Vicente de Carvalho
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Felipe, nasce a Volte Redonda il 26 Giugno del 1983 ed è un centrocampista che ama giocare davanti alla difesa; da sottolineare il fatto che prima di intraprendere la carriera di calciatore praticava un'arte marziale brasiliana dal nome eloquente, la Vale Tudo.
 Un assaggio di Vale Tudo.

Abbandonata la passione per la lotta senza esclusione di colpi, inizia a giocare a calcio ottenendo subito buoni risultati, ma i suoi trascorsi da lottatore lo portano fin troppo spesso a collezionare cartellini in quantità industriale.
Mentre in Italia imperversa il duo formato da Claudio Bisio e Rocco Tanica con il singolo Rapput;


Felipe, a soli 18 anni, firma il suo primo contratto professionistico con il Flamengo, storica squadra brasiliana, nella quale mosse anche i suoi primi passi di calciatore un certo Arthur Antunes de Coimbra detto Zico esattamente 30 anni prima.
 Zico e il suo Flamengo.


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Al suo primo anno non colleziona molte presenze, ma vince immediatamente il Campionato Carioca; l'anno successivo gioca decisamente più partite e riesce anche a mettere a segno 3 gol...ma non vince niente.
 La vittoria decisiva per aggiudicarsi il campionato Carioca.

Nel 2003 passa al Cruzeiro e qui arrivano ben tre titoli in un solo anno: Campionato Mineiro, Campionato Brasiliano di Calcio e Coppa del Brasile; sazio di questa scorpacciata di trofei, decide di cambiare immediatamente aria e giunge al Gremio, dove un buon campionato, con 19 presenze e tre gol, gli consente di fare il biglietto più importante della sua vita...quello per l'Europa.
 Melo a segno con la maglia del Cruzeiro.

 Melo in rete con la maglia del Gremio.

Felipe sbarca carico di speranze e ambizioni a Mallorca nell'estate del 2005, ma questa sarà per lui una stagione molto sfortunata, viene preso molto poco in considerazione dal Mister e infatti tocca il campo soltanto per sette volte e nel mercato di Gennaio viene immediatamente ceduto al Racing Santander.


Nel capoluogo della Cantabria le cose vanno parecchio meglio e Melo decide quindi di fermarsi più a lungo, due anni; durante il primo raggiunge la salvezza all'ultimo tuffo, mentre nel secondo arriva un dignitosissimo decimo posto, segnale di netta crescita sia della squadra che di Felipe che viene notato, visionato e infine acquistato dai dirigenti dell'Almerìa, che in lui vedono ottime doti da mediano, anche se deve ancora lavorare molto su certe sue “leggerezze” in fase di disimpegno e sulla sua irruenza spesso inopportuna.

Logo almeria

Nella città andalusa, celebre per essere stata teatro delle riprese di molti spaghetti-western, disputa un ottimo campionato andando a segno per ben 7 volte in 34 partite...non poco per un “medianaccio” come lui.
 Una delle 7 reti realizzate con l’Almeria da Felipe.

L'eco delle sue buone prestazioni arriva fino in Italia e più precisamente fino alle orecchie di Pantaleo Corvino, abilissimo Ds della Fiorentina, nonché abilissimo scopritore di talenti. Dopo una trattativa interamente condotta “sottotraccia”, come è solito fare, il 2 Giugno del 2008 Pantaleo deposita il contratto di Felipe in Lega, che diventa così a tutti gli effetti un giocatore della Fiorentina per 8 milioni di Euro.
 Felipe si presenta ai fiorentini.

Il suo debutto nel campionato italiano avviene il 31 Agosto 2008 contro l'acerrima rivale Juventus e viene subito macchiato da un doppio giallo, il secondo giunto per un’ “entrataccia” assassina su Poulsen assolutamente inutile, che mette ancora una volta in risalto il fatto che, forse, l'amore per la Vale Tudo non ancora è del tutto sopito.
Al debutto viene subito espulso.

Comunque, la stagione prosegue e Felipe fa vedere anche buone cose; infatti, recupera molti palloni in mezzo al campo, lotta come un forsennato e la sua fisicità risulta essere spesso determinante per vincere i contrasti, ma la sua foga agonistica oltre a procurargli molti cartellini lo porta spesso anche fuori posizione e quindi Mister Prandelli, per tutelarsi, lo schiera sempre in compagnia di un altro mediano, che “copra” queste sue disattenzioni.
 Felipe in maglia viola.

Alla fine della stagione il suo “score” è di 29 presenze e due reti e di lui si parla un gran bene, tant'è che Corvino prolunga il suo contratto fino al 2013, inserendovici anche una clausola di rescissione pari a 25 milioni di Euro.
Nel frattempo, la Juventus sta costruendo la squadra per la nuova stagione e guidata da Ciro Ferrara, subentrato a Ranieri nel finale di stagione, pensa molto in grande e vuole tornare a vincere.
ferrara
Il modulo scelto per affrontare questa nuova avventura è il 4-3-1-2 ed essendo radicalmente diverso dal canonico 4-4-2 applicato nella stagione precedente, abbisogna di nuovi interpreti.
In particolare, la società cerca un trequartista e riesce ad accaparrarsi il brasiliano Diego del Werder Brema per 25 milioni e un mediano basso in grado di impostare il gioco dalle retrovie...uno alla Pirlo, per capirsi. Il primo assalto che il Ds Secco compie è quello per Gaetano D'Agostino dell'Udinese, ma la richiesta del presidente Pozzo, 25 milioni, viene considerata troppo esosa e, dopo un breve tira e molla, la pista viene abbandonata, anche perché Pozzo, non molla di un centimetro...anzi, di un Euro.
Quindi, le attenzioni dei bianconeri si spostano su Felipe Melo, ma qui, essendoci la clausola rescissoria non è possibile trattare, o si sborsano 25 milioni, la stessa cifra chiesta per D'Agostino, o l'affare non si fa; la società tentenna ancora una volta, ma quando Corvino inizia a parlare di una possibile cessione di Melo all'Arsenal di Arsene Wenger, per paura di perdere il giocatore, rompe ogni indugio e mette la somma richiesta sul piatto, garantendosi così le prestazioni del giocatore per cinque anni.
Per Felipe le cose sembrano andare alla grande e malgrado i suoi “difettucci” non siano per niente migliorati in questi anni, è riuscito a conquistarsi un contratto quinquennale in una delle società più blasonate d'Europa a 2.6 milioni l'anno. Come ciliegina sulla torta giunge anche la convocazione nella nazionale verde-oro da parte di Carlos Dunga che, oltre a convocarlo, lo incensa di complimenti, dicendo che si rivede in lui, che ha carattere e quello non è mai troppo e che ha un ottima visione di quello che accade in campo.




La stagione juventina si apre in tutt'altro modo da quella viola, infatti Felipe va addirittura a segno al debutto nella spumeggiante vittoria per 3 a 1, realizzata ai danni della Roma, per giunta, all'Olimpico.
 Debutto con rete all’Olimpico di Roma.
La squadra vola, e inanella 4 vittorie nelle prime 4 partite e Melo va di nuovo a segno il 7 Novembre nella vittoria esterna contro l'Atalanta, terminata con un roboante 5 a 2.
 Di nuovo a segno contro l’Atalanta.

Ma poi, qualcosa si inceppa, la squadra e, ovviamente, i suoi interpreti iniziano a balbettare e i risultati a venir meno. Paradossalmente, nel momento della difficoltà la squadra invece di compattarsi, si scioglie come neve al sole e ognuno sembra giocare per conto proprio. Di conseguenza iniziano a venir meno i risultati e ad insinuarsi mille voci su quale siano i motivi di tutto ciò: l'inesperienza dell'allenatore, errori nella preparazione, dissidi e dissapori fra i giocatori e scelte sbagliate della società e tutto questo non può che rendere ancora più instabile la situazione. A tutto ciò deve anche sommarsi il malumore che inizia a serpeggiare fra i tifosi, che contestano. Contestano tutto, società, giocatori e tutto quello che ambita intorno alla squadra, fanno scioperi del tifo e iniziano addirittura a fischiare quelli che avrebbero dovuto essere i loro beniamini.
 I tifosi contestano.

Nemmeno l'arrivo di Zaccheroni al posto di Ferrara porta dei giovamenti a questa situazione esplosiva e Felipe non si trova per niente a suo agio, anzi, i suoi difetti si amplificano notevolmente; infatti, compie errori madornali quando ha la palla tra i piedi, sbagliando passaggi facilissimi o volendo “strafare” quando non è assolutamente il caso e gioca con i nervi a fior di pelle qualsiasi partita; in una circostanza viene anche sostituito a pochi minuti dalla fine del primo tempo perché sarebbe stato espulso prima sicuramente.
Carrellata di nefandezze calcistiche.

In Juventus – Inter si fa espellere a 4 minuti dalla fine e vede bene di mandare a quel paese l'arbitro prima di uscire e in Juventus – Siena, beccato dai suoi stessi tifosi, li invita ad andare dove aveva già mandato l'arbitro di Juve – Inter.
 Espulso a 4 minuti dalla fine.

 Beccato dai tifosi reagisce e li manda a quel paese.

A fine stagione il bottino è veramente magro!
Eliminati nel girone in Champions grazie ad un inglorioso 1 a 4 subito all’Olimpico ad opera del Bayern di Van Gaal, dove Melo si becca un bel 3 in pagella.
 La disfatta interna contro il Bayern.

Eliminati agli ottavi di Coppa Uefa dal Fulham di Roy Hodgson che, a Craven Cottage, rifila un altro bel 4 a 1 ai bianconeri e anche in questo caso Melo fornisce una pessima prestazione, beccandosi un bel 4...
 La disfatta di Craven Cottage.
…e in campionato???
In campionato la musica è la stessa! Racimolando, è proprio il caso di dirlo, soltanto 22 punti nel girone di ritorno (n.d.r. Media da salvezza poco tranquilla!!!) la squadra guadagna l'accesso alla Uefa attraverso i preliminari chiudendo al 7° posto, senza mandare nessuno dei suoi attaccanti in doppia cifra e subendo tre reti in più della retrocessa Atalanta.
Ma per Felipe esiste ancora una possibilità di riscatto, perché il Mondiale è alle porte e Dunga, che addossa la colpa del fallimento di Melo alla stagione “sfortunata” della Juve, si dice più che mai convinto a fare affidamento su di lui per la linea mediana dei Verde Oro.


Il Mondiale sudafricano inizia e Felipe ne combina un'altra delle sue! Infatti nella terza partita del girone eliminatorio, il “derby” contro il Portogallo, a pochi minuti dalla fine del primo tempo Melo inizia a perdere la testa e si becca un giallo per un “fallaccio”, nonostante questo continua a “randellare” a destra e a manca non curante che il rosso potrebbe essere proprio dietro l'angolo. Dunga, imbestialito dall'insensato atteggiamento del giocatore, prende una decisione drastica e ad un minuto dalla fine del primo tempo lo sostituisce con Josuè.
 Contro il Portogallo perde di nuovo la testa.

Malgrado le escandescenze di Melo, il Brasile riesce a passare il turno come prima del girone e trova il Chile di Bielsa. Ma, in questa partita Melo viene escluso, ufficialmente perché infortunato, ma nell'ambiente della seleçao si mormora che questa sia la punizione di Dunga per il comportamento avuto dal giocatore contro il Portogallo.
Il Brasile liquida con un secco 3 a 0 i cugini sudamericani e trova sulla sua strada l'Olanda di Van Marwijk. Felipe figura fra gli undici che scenderanno in campo in questa partita, che per lui ha il sapore di esame e di rivincita. La nazionale Carioca parte fortissimo e al 10', proprio il “nostro” Felipe, s'inventa un passaggio di oltre 30 metri che spacca in due il centrocampo e la difesa Orange...la palla giunge a Robinho e......Gooooool!!!...il Brasile è in vantaggio per 1 a 0.
 Assist di Melo e Robinho porta in vantaggio il Brasile.

Per tutto il resto del primo tempo, i verde-oro dominano in lungo e in largo, ma al termine dei primi 45' il risultato è sempre lo stesso, comunque il morale dei brasiliani è alle stelle, perché sanno di avere la partita in pugno.
All'inizio della ripresa, l'Olanda sembra risvegliarsi e prova a mettere pressione ai brasiliani che, dal canto loro, danno l'impressione di poter dilagare in contropiede in qualsiasi momento. Finché, al 53', su un cross di Sneijder proveniente dalla destra, Melo disturba l'uscita di Julio Cesar e sfiora leggermente la palla che si insacca alle spalle del portiere, decretando così l'1 a 1.
 L’1 a 1 degli Orange.
L'Olanda prende coraggio e continua ad attaccare un Brasile che sembra aver accusato il colpo e infatti dopo altri 15 minuti su un calcio d'angolo, sempre proveniente dalla destra, sbuca il “piccolo” Sneijder che di testa la mette nuovamente dentro.
 Sneijder porta gli olandesi in vantaggio.

A questo punto, sul Brasile scende la notte e su Melo le tenebre più nere e come sua usanza in queste circostanze perde la testa. Prima commette fallo su Robben e poi quando il giocatore è a terra gli passeggia con i tacchetti sulla coscia, il rosso è inevitabile, così come l'eliminazione del Brasile costretto a giocare gli ultimi 20 minuti in 10.
 Fallo con passeggiata su Robben.

Gli Highlights della partita.

Nel dopo partita un Julio Cesar quasi in lacrime, si scusa con tutti i brasiliani e si prende la responsabilità del primo gol, considerando la sua uscita sbagliata;
 Julio Cesar si scusa assumendosi tutte le colpe sul primo gol.

mentre Melo pochi minuti dopo, con assoluta tranquillità, afferma che non si sente assolutamente responsabile del gol del pareggio dell'Olanda e aggiunge:”...Io mi do un 6 per questo mondiale, io so delle mie qualità e so che la gente che capisce di calcio conosce la mia forza...”.
Il giorno dopo, la supponenza di Melo, che già era stata evidenziata da Ferrara in una intervista effettuata a fine campionato in cui si era tolto parecchi sassolini dalle scarpe, indispettisce tutto il Brasile e non solo, ad esempio Van Maarwijk dichiara:
vanmaarwikj_holanda ”...Andate a guardare la replica dell'intervento di Melo su Robben e ditemi se non è una vergogna per il calcio brasiliano!!!...”.

Subito a ruota dopo di lui si esprime Falcao:
Falcao_Brasile_00 ”...già durante le eliminatorie Felipe aveva mostrato di non avere il controllo di sé - ricorda il grande ex-romanista - non ci si può fidare di uno così quando è sotto pressione!!!...”.

La testata sportiva Lance, dopo aver sondato l'umore dei tifosi apre: ” Finalmente finisce l'era Melo”  e infine il buon Ronaldo, tramite Twitter, dichiara:
Ronaldo ”Felipe Melo non venga a fare le vacanze in Brasile!!!”

Ma il nostro Felipe, invece di farsi un esame di coscienza, con la sua solita spavalderia e supponenza dichiara:”Me ne frego di quello che dice la gente ora sarò felice di aiutare la Juve" .
Mah!!!...staremo a vedere...comunque, intanto il Premio Caraballo 2010 è inequivocabilmente tuo!!!
Infine, devo confessarvi che lotta per il premio era fra lui e Quaresma. Ma Quaresma non ha fatto niente per tutto l'anno e per questo sicuramente finirà nel blog quanto prima, mentre Lui...Melo, ha fatto più danni della grandine ovunque abbia messo il suo zampino!!!...e questo è molto peggio!!!
Quindi…rullino i tamburi…squillino le trombe…eleggo come StranoStraniero dell'anno, al quale viene consegnato il Premio Caraballo 2010...

FELIPE MELO VICENTE DE CARVALHO
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nato a Volte Redonda (Brasile)
il 26 Giugno 1983
183 cm – 80 Kg
Mediano 

2001-2003 Flamengo FLAMENGO 26(3)
2003 Cruzeiro CRUZEIRO 29(1)
2004 Gremio-256x256 GREMIO 19(3)
2005 Logo mallorca MALLORCA 7(0)
2005-2007 Logo racing_c_de_santander RACING SANTANDER 49(6)
2007/08 Logo almeria ALMERIA 34(7)
2008/09 Fiorentina_B2 FIORENTINA 29(2)
2009/10 juventus_logo JUVENTUS 29(3)

…in nazionale…

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domenica 14 marzo 2010

Carlos Bianchi

 

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bandiera argentina              logo-as-roma

 

Siamo nel 1996 e dopo tre anni di presidenza, tre anni di risultati incolore (due volte quinto e una settimo) e tre anni in compagnia di Carletto Mazzone, Franco Sensi decide di dare una svolta alla sua Roma...vuole puntare più in alto!

I suoi collaboratori gli consigliano quello che al momento pare essere uno degli allenatori emergenti più vincenti presenti sulla piazza, il suo nome è Carlos Bianchi (...si pronuncia Bianci...), argentino di Buenos Aires che, stuzzicato dall'idea, si accorda con la Roma e giunge in Italia mentre i Fugees dominano le classifiche, pronto a rivoluzionare e ad uccidere dolcemente il vecchio calcio all'italiana.

 

 

Prima di diventare allenatore, Carlos Bianchi, ha avuto anche una carriera di calciatore di tutto rispetto divisa fra Argentina e Francia, carriera che chiude nel 1985 con 385 gol all'attivo, 14 presenze e 8 gol nella seleciòn e il nono posto nella classifica dei goleador di tutti i tempi, detenuto sia in Francia che in Argentina.

Le maglie vestite da Bianchi da calciatore.

 

Inizia la carriera da allenatore non appena appende le scarpette al chiodo, nello Stade Reims, la squadra con la quale aveva appena dato l'addio al calcio giocato pochi mesi prima e con cui aveva vinto per tre volte il titolo di capocannoniere del campionato francese nella sua precedente militanza, dal '73 al '77; rimane con i biancorossi di Reims per quattro stagioni, senza ottenere grandi risultati, quindi nel 1989 passa al Nizza e l'anno successivo al Paris FC.

I tre club francesi in cui muove i primi passi da allenatore.

Logo Stade Reims                 Logo Nizza

Logo Paris fc

Il 1992 è il suo anno sabbatico alla fine del quale partorisce l'idea di tornare in patria e si accasa alla squadra che lo lanciò nella ribalta del calcio professionistico nel lontano 1967, il Vélez Sàrsfield.

Logo Velez Sarsfield

L'aria di casa fa subito molto bene al nostro Carlos, che al suo primo anno con i biancazzurri di Buenos Aires compie una vera e propria impresa, infatti, vince il Campionato di Clausura, la Coppa Libertadores e la Coppa Intercontinentale, battendo in finale il Milan di Capello per 2 a 0 e viene eletto allenatore sudamericano dell'anno; resta qui per altri due anni e vince altri due scudetti e una coppa Interamericana, quindi la chiamata capitolina.

Il Velez tocca il punto più alto della sua storia.

 

Giunge a Roma con a fianco uno dei suoi più fidi scudieri, Roberto Luis Trotta, difensore in grado...pare...di impostare il gioco come un centrocampista; a questi due arrivi si aggiungono anche quelli di Antonio Bernardini, centrocampista proveniente dal Torino, Damiano Tommasi, anch'esso centrocampista ma proveniente dal Verona, del portiere Gianluca Berti e infine di Martin Dahlin, punta svedese messasi in luce nell'europeo appena disputato in Inghilterra: la nuova Roma è fatta!!!

I nuovi acquisti.

 

 

Due vittorie nelle prime due giornate, contro Piacenza e Vicenza, e il secco 3 a 0 rifilato alla Dinamo Mosca in Coppa Uefa entusiasmano non poco la piazza giallorossa; alla terza giornata arriva all'Olimpico la Samp di Sven Eriksson che dopo essere passata in svantaggio per un gol di Balbo, reagisce e rifila ben 4 reti alla squadra di Bianchi, mettendo in luce il giovanissimo Montella, autore di una doppietta.

 

Vincenzo Montella

La prima disfatta della Roma di Bianchi.

 

Si pensa e soprattutto si spera che la batosta subita contro i blucerchiati sia solo un incidente di percorso...una sbandata...e la vittoria per 3 a 0 contro il Milan di Sacchi della quinta giornata con reti di Totti, Cappioli e Balbo avvalora questa tesi e riporta immediatamente l'entusiasmo ai massimi livelli, pare proprio essere l'annata buona e per ora i fatti danno ragione a Bianchi.

 

Il campionato prosegue, ma la Roma non ingrana mai la quarta, continua ad alternare buone prestazioni ad altre che lasciano molto a desiderare, come la sconfitta per 3 a 0 rimediata dal Karlsruhe che le costa l'eliminazione dalla Uefa al secondo turno, o come la sconfitta interna per 2 a 0 che le infligge l'Atalanta di Mondonico nell'ultima partita prima della sosta invernale; al momento la squadra allestita da Carlos Bianchi non ha ancora un'identità e ci sono ben poche certezze.

Mondonico castiga Bianchi all’Olimpico.

Anzi, alcune certezze ci sono...

Lo svedese Dahlin pare essere veramente troppo scarso e dopo soltanto 3 presenze Bianchi lo relega in panchina a tempo indeterminato, con l'obiettivo di rispedirlo al mittente, ovvero al Borussia Moenchengladbach, al primo giorno del mercato di Gennaio.

Trotta è lento, macchinoso, falloso, sembra non aver capito molto bene il nostro calcio e viene ripudiato dal suo stesso mentore, che dopo soltanto 6 presenze lo fa accomodare con Dahlin.

Da sottolineare anche il fatto che la pochezza di questi due stranieri li estromette anche dalle figurine Panini!...esiste solo una piccola traccia di Trotta fra l'elenco degli Altri Giocatori, mentre dello svedese non vi è proprio traccia.

Panini 96/97…la Roma.

Panini Roma 96-97 Panini Roma 96-97 2

 

Altri giocatori

Iniziano anche a nascere i primi dissidi fra Mister Bianchi e la società; prima di tutto c'è la questione Totti, il giovane talento romano non viene preso molto in considerazione dal Mister argentino che lo considera un giocatore come gli altri e questo non piace affatto alla società capitolina che, a differenza del Mister, considera il ventenne come uno degli astri nascenti del calcio italiano e pretende che gli venga data fiducia...ai posteri l'ardua sentenza.

Inoltre il gioco innovativo che avrebbe dovuto portare Bianchi, oltre a non entusiasmare e a costringere la Roma in un'anonima posizione di metà classifica, pare sempre più assomigliare al caro e vecchio catenaccio e contropiede, del quale in Italia siamo già maestri da tempo immemore.

Malgrado queste divergenze la società decide di andare avanti col Mister argentino e di rinforzare la squadra in quello che sembra essere il reparto più in difficoltà, la difesa, giungono così nella Capitale Omari Tetradze e Vincent Candela rispettivamente dall'Alanija Vladikavkaz e dal Guingamp.

Gli acquisti di Gennaio.

 

La rinnovata fiducia e i nuovi acquisti non portano molti effetti positivi e infatti la musica non cambia, anzi, casomai peggiora, il gioco latita sempre più e i risultati sono sempre meno soddisfacenti, ma di fronte a tutto questo e al sempre più crescente malumore dei tifosi, Bianchi ostenta fiducia e ottimismo e dichiara che non si dimetterà mai...il capitano non abbandona la nave!

Ma anche per Bianchi, così come fu per Giulio Cesare, giunge Marzo con le sue idi e il secco 3 a 0 rimediato a Torino con la Juve, il pareggio interno col Bologna e la brutta sconfitta di Cagliari, fanno avvicinare pericolosamente la zona retrocessione e tifosi e società perdono la pazienza...e Bianchi il posto!

La sconfitta del Sant’Elia costa la panchina a Bianchi.

 

Viene esonerato e al suo posto arriva in tutta fretta Nils Liedholm, che dopo aver portato la Roma al trionfo dovrà portarla lontano dal baratro della Serie B. Il Barone prende subito in mano la situazione e con la sua solita flemma conduce la Roma alla matematica salvezza a quattro giornate dalla fine con una roboante vittoria per 4 a 0 in trasferta a Bergamo...il pericolo è finalmente scongiurato!

 

Nils Liedholm

La vittoria di Bergamo che significa salvezza matematica.

 

...e Bianchi???

Bianchi torna in patria e si prende un altro anno di riposo, ma qui, in Argentina, il suo clamoroso flop romano non ha minimamente intaccato la stima e la fiducia che c'è nei suoi confronti e viene ancora considerato come un allenatore di alto profilo, tant'è che all'avvio della stagione 98/99 viene ingaggiato da una delle squadre più prestigiose del campionato argentino, il Boca Juniors.

Logo Boca juniors

Ancora una volta, l'aria di Buenos Aires trasforma Carlos e nei quattro anni in cui rimane alla guida del Boca si aggiudica tre campionati, due Coppe Libertadores e si laurea nuovamente Campione del Mondo per club nel 2000 battendo in finale il Real Madrid del neo presidente Perez per 2 a 1, risultati strepitosi che gli fanno vincere per tre volte (1998, 2000, 2001) il titolo di allenatore sudamericano dell'anno.

La prima Intercontinentale del nuovo millennio la vince Bianchi.

 

 

Questa scorpacciata di successi saziano Carlos che si prende il suo terzo anno di riposo, ma nel 2003 torna alla guida del Boca e la musica non cambia, vince nuovamente il Campionato di Apertura, la sua quarta Coppa Libertadores e la sua terza Coppa Intercontinentale ancora una volta alle spese del Milan e a coronamento di quest'altra annata stupenda arriva anche il quinto titolo di allenatore sudamericano dell'anno...

Di nuovo il Milan…e di nuovo Intercontinentale!

 

 

...e Carlos cosa fa?

Ormai è ovvio!...si prende un anno di pausa, durante il quale realizza di sentirsi pronto per riprovare ad allenare in Europa e nell'estate del 2005 si accorda con l’Atletico Madrid, ma anche questa avventura europea ha un pessimo epilogo, infatti viene esonerato alla 18a giornata con la squadra invischiata nelle parti basse della Liga.

A questo punto, Carlos, non può non prendersi che l'ennesimo periodo di riflessione che permane fino a che non lo richiama il Boca nel Dicembre del 2008 del quale è tutt'ora Direttore Tecnico.

Finché resta a Buenos Aires il successo è garantito!...ma appena mette il naso fuori, le sue conoscenze calcistiche si dileguano e svaniscono nel nulla rendendolo un allenatore mediocre...e a 61anni suonati dovrebbe averlo capito!...o no?

 

CURRICULUM VITAE

CARLOS BIANCHI

Nato il 26 Aprile 1949

a Buenos Aires (Argentina)

178 cm 72 Kg

Punta / Allenatore

…da giocatore…

1967-1973 Logo Velez Sarsfield VELEZ SARSFIELD 165(123)
1973-1977 Logo Stade Reims STADE REIMS 124(107)
1977-1979 Logo Paris Saint Germain PARIS SG 73(64)
1979/80 Logo RC Strasbourg STRASBURGO 22(8)
1980-1984 Logo Velez Sarsfield VELEZ SARSFIELD 159(85)
1984/85 Logo Stade Reims STADE REIMS 18(8)

…in nazionale…

1971-1973 bandiera argentina ARGENTINA 14(8)

…da allenatore…

1985-1988 Logo Stade Reims STADE REIMS  
1989/90 Logo Nizza NIZZA  
1990/91 Logo Paris fc PARIS FC  
1993-1996 Logo Velez Sarsfield VELEZ SARSFIELD  
1996/97 logo-as-roma ROMA  
1998-2001 Logo Boca juniors BOCA JUNIROS  
2003/04 Logo Boca juniors BOCA JUNIROS  
2005/06 Logo Atletico_de_Madrid ATLETICO MADRID